“Ravenna”, poesia di Hermann Hesse del 1901
I
Sono stato anche a Ravenna.
E’ una piccola città morta,
ricca di chiese e di rovine,
di cui notizia più d’un libro porta.
Tu l’attraversi e poi ti guardi intorno,
le sue strade sono torbide e bagnate
e sono da un millennio mute
e dappertutto trovi erba e muschio.
E’ come per le canzoni un po’ passate:
nessuno ride dopo averle ascoltate;
ma poi tutti le voglion riascoltare;
e sino a tarda notte meditare.
II
Le donne di Ravenna portano
negli occhi profondi e nei teneri gesti
in sé una coscienza dei giorni
dell’antica città e delle sue feste.
Le donne di Ravenna piangono
profonde e sommesse, come bambini quieti.
E quando ridono, pare di sentire
di un testo cupo la chiara melodia.
Le donne di Ravenna pregano
come bambini: miti e appagate.
Parole d’amore posson dire:
e loro stesse non sanno di mentire.
Le donne di Ravenna baciano
con strana e profonda dedizione.
E loro della vita altro non sanno
se non che tutti dobbiamo morire.
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