LE AFFINITA’ ELETTIVE
Paola Petrini, esercitava il suo lavoro di pittrice con serietà ed impegno. Tutto il giorno, nello studio, dipingeva fino a tarda sera e non poteva fare altro; la famiglia, non la ostacolava, anche se avrebbe voluto che si trovasse un impiego ordinario. In Romagna, dipingere, non era considerato un mestiere, ma era visto come un passatempo. Dopo avere vinto il concorso e preparato la mostra che doveva tenere a Milano, Paola, riuscì a superare anche il dolore derivante dalla separazione definitiva dal primo fidanzato e incontrò un nuovo ragazzo, questa volta di sette anni più giovane che non aveva fretta di mettere su famiglia, anche lui musicista, ma di musica classica.
Nella pittura, io non m’impegnavo come Paola, la mia situazione familiare era differente, per vivere tranquilla, dovevo abitare in affitto a causa di mia madre più giovane del padre che mi rendeva la vita impossibile, per i continui contrasti. Le entrate dello studio, non bastavano a pagare l’affitto e le bollette di casa e studio e mi occorreva un altro lavoro che mi dava la certezza di poter rispettare i contratti degli affitti e delle utenze. Ho fatto domanda alle poste italiane con la speranza di trovare un lavoro a metà giornata, ma non ho avuto riscontri in tempi brevi, e il lavoro dipendente, non è mai stata una mia aspirazione. A Rimini, a quei tempi, ci si poteva dedicare anche alla gestione dell’impresa turistica e con l’esperienza acquisita lavorando tre mesi d’estate ero anche in grado di gestire un hotel e in effetti, avevo pensato più volte ad aprire un hotel, ho anche conseguito il Rit, ma poi le cose sono andate diversamente…
A quei tempi, si avevano tante idee e Rimini era una città dove si potevano ancora realizzare i sogni. In Romagna, era il luogo più indicato per aprire un’impresa e la città più conosciuta in ambito internazionale.
Nel 1984 Paola Petrini, ha vinto il concorso a Milano e dopo questo evento, io ho cambiato lavoro, e solo lei ha proseguito a dipingere quadri. La famiglia non lo consentiva ed ho seguito un altro destino. Ho iniziato a collaborare con una società che si occupava della produzione di elettrodomestici ed articoli casalinghi.
Il responsabile della società, era un giovane brillante e intraprendente, ispirava fiducia, perché aveva lo stesso nome di…Paola e aveva soltanto due anni in più di noi; mi introdusse in un mondo nuovo che avrebbe condizionato la mia vita futura. Faceva corsi aziendali ai nuovi collaboratori, nonostante la giovane età e quando lo informai della mia aspirazione ad aprire un hotel, mi consigliò di lasciare stare, perché occorrevano troppi investimenti iniziali. Mi sono chiesta spesso, cosa avrei fatto, se non avessi frequentato il Liceo Artistico e non avessi incontrato prima gli artisti sul mio cammino. Non avevo una preparazione tecnica o economica commerciale e le lezioni del corso aziendale, mi hanno fatto scoprire un mondo nuovo e materie diverse da quelle conosciute. In quelle lezioni, ho imparato le caratteristiche dei prodotti e la tecnica commerciale. Alla fine del corso, mi proposero di aprire una mostra dove c’era lo studio, ho firmato il mandato e ho iniziato a far conoscere i prodotti nella zona di Rimini. Oltre agli articoli da loro prodotti, proponevano anche quelli di altre aziende. Quel genere di elettrodomestici e articoli casalinghi, si vendevano anche con le televendite che allora erano solo all’inizio.
Si trattava di un lavoro a provvigione su segnalazione di vendita, per me fu un’esperienza nuova e in Romagna, ancora non c’erano donne che si dedicavano a questo tipo di lavoro e fu un esempio di pari opportunità dove non si facevano distinzioni fra donne e uomini anche in mancanza di regole che sono poi state emanate negli anni successivi. Avevamo anticipato le leggi italiane che oggi spesso favoriscono le donne, discriminando gli uomini.
Si potevano organizzare anche fiere in altre città e acquisire nuove persone interessate ai prodotti, non era un lavoro sedentario e ripetitivo, come poteva esserlo quello d’ufficio o qualunque altro lavoro dipendente, si poteva impostare l’attività come si riteneva opportuno, non avevamo padroni. Dove c’era lo studio, avevo allestito la mostra e anche un ufficio; di fianco allo studio, c’era un altro negozio nel quale dei ragazzi riparavano gli elettrodomestici.
La collaborazione con l’azienda, si protrasse per diversi anni, poi ci fu un imprevisto e il titolare fu costretto a cessare l’attività a causa di un male incurabile. Non m’informarono la segretaria, i famigliari, i collaboratori. Da qualche tempo non lo vedevo più in ufficio e dovevo fargli delle comunicazioni. E’ stato l’ultimo colloquio che non ho mai dimenticato.
Lo vidi e capii subito che avrei perduto il mio datore di lavoro che non aveva più l’aspetto del giovane conosciuto in precedenza, improvvisamente, mi trovai di fronte ad un vecchio, la malattia lo trasformò, ma nonostante tutto, non perse il suo entusiasmo e per diverso tempo ancora s’impegnò nelle televendite.
[…] Mio padre l’ha fatta lavorare nell’azienda ed ha pensato a se stessa e a farsi una posizione. E’ stato difficile qualsiasi rapporto e ha preferito i figli maschi. Io ho dovuto fare la madre a me stessa con tante responsabilità in più rispetto ai miei coetanei. Appena maggiorenne, sono andata a vivere in affitto e l’amicizia di Paola è l’unica cosa che avevo. Sapevo che Paola era onesta e che non mi avrebbe mai imbrogliato. Paola era per me, uno specchio dove vedevo riflessa la mia immagine. Avrei voluto essere lei se non fossi stata io. Era come vivere una vita due volte e fra noi c’erano le “affinità elettive”. […]