MIC, il museo del ragioniere Ballardini
Il MIC, il Museo Internazionale della ceramica artistica di Faenza, fondato all’inizio del secolo scorso, è il museo più importante della Romagna, e il più grande del mondo, dedicato all’arte della ceramica. Il Museo, raccoglie gli oggetti in ceramica da tutto il mondo, raccontando la storia dell’uomo dalle sue origini ai giorni nostri, attraverso la creazione degli utensili in ceramica, d’uso quotidiano. L’ideatore del Museo, è uno straordinario ragioniere, d’altri tempi, e d’altra pasta vissuto all’inizio del secolo scorso, quando c’era ancora il Re. I ragionieri quando cambiano mestiere, trovano spesso il successo ed inoltre, questa istituzione è stata favorita anche dall’antica tradizione della ceramica faentina.
La “crisi” italiana dei nostri giorni, dovrebbe servire almeno ad estendere la fondazione di musei; chiudendo alcuni centri commerciali, si potrebbero recuperare le strutture per fare i musei, oppure ristrutturare gli edifici vuoti delle fabbriche chiuse.
La predisposizione a creare musei, in Italia, è una caratteristica dei toscani. La città di Faenza, fra quelle romagnole, risente in maggior misura, l’influenza toscana. Alcuni monumenti di Faenza, sono stati progettati da artisti toscani. Le persone che possiedono delle collezioni, possono riunirsi e cominciare a progettare dei musei, ma nel nostro paese incivile, invece dei musei, ovunque, si costruiscono centri commerciali che producono immondizia, inquinamento e colate di cemento, con la corruzione degli amministratori locali in cerca di tangenti, senza ascoltare i pareri della gente.
Ragionieri di ieri. Il ragioniere Gaetano Ballardini, nacque a Faenza nel 1878, studiò ragioneria a Ravenna; egli fu impiegato in una fabbrica di ceramica locale, e poi all’archivio e alla segreteria comunale di Faenza dal 1920 al 1927. Dedicò la vita agli studi sulla ceramica e alla fondazione del Museo Internazionale e l’Istituto d’Arte della Ceramica di Faenza.
Il Museo Internazionale della ceramica di Faenza, fu fondato nel 1908, all’epoca del Modernismo e dell’affermazione dello stile Liberty ed esso è ospitato in un antico monastero dei Camaldolesi, su un’area di circa novemila metri quadri, distribuiti su diversi livelli. La delibera del sindaco Gallo Marcucci, per la nascita del museo, sul progetto di Ballardini, è del 30 settembre 1908. L’idea del museo è nata a seguito di un’esposizione di ceramiche che ha avuto molto successo: la Mostra delle Nazioni, realizzata per la celebrazione del terzo centenario della nascita di Evangelista Torricelli che costituì il primo nucleo di raccolte, dalle quali sono partite le successive collezioni. Faenza, è sempre stato un centro importante per la ceramica e durante il Rinascimento, ha avuto il suo massimo sviluppo anche fuori dei confini locali e questo ambiente, ha favorito anche la nascita del museo.
La mostra delle Nazioni, fu aperta al pubblico dal Re Vittorio Emanuele III. Ballardini fu segretario del comitato della mostra e cominciò a creare dal nulla il museo, iniziando con pochi esemplari e tanta promozione pubblicitaria usando la carta con l’insegna del museo, presso le più importanti autorità internazionali, coinvolgendo personalità pubbliche, istituzioni italiane e straniere a tutti i livelli. Formò anche un comitato d’esperti con il patrocinio di esponenti della cultura, del mondo politico e diplomatico e dell’industria di molti paesi che contribuirono alla diffusione e allo sviluppo della nuova istituzione nascente. Riuscì a creare una rete capillare di pubbliche relazioni che consolidarono il successo dell’impresa.
Dopo la chiusura della mostra delle nazioni, i ceramisti che avevano partecipato alla mostra, donarono le opere che costituirono la base iniziale del museo. Col tempo, le collezioni si sono moltiplicate e sono state divise per aree geografiche, storiche e per soggetti diversi. All’epoca, c’era un solo museo al mondo, in Inghilterra, con collezioni d’arte ceramica, ma esso era dedicato alle opere della fabbrica di Wedgwood.
Ballardini invece, nel progetto del museo, ha pensato in grande, anche se non aveva molto denaro disponibile. Egli voleva raccogliere tutte le opere della ceramica del mondo, ma questo non bastava, voleva creare anche un centro di cultura specializzata nella ceramica, combinato con altre attività parallele.
Lo statuto del Museo approvato con Regio Decreto 19 luglio del 1912, n. 1083, (Gazzetta ufficiale del 17 ottobre 1912, N. 245), contiene la sintesi del progetto di Ballardini:
1) Raccogliere i tipi di ceramica italiana e straniera. 2) Collegare il mondo delle imprese ceramiche con una rivista specializzata. 3) Promuovere mostre internazionali periodiche. 4) Creare una biblioteca che raccogliesse le pubblicazioni di critica, storia, arte, tecnologia ceramica. 5) Istituire un concorso sulla produzione d’oggetti d’uso pratico in ceramica. 6) Istituire una terminologia scientifica internazionale. 7) Fondare una scuola d’arte per la ceramica.
Non tutti erano d’accordo con Ballardini, egli ebbe anche diversi denigratori, che lo criticarono per le manie di grandezza, l’improvvisazione e la mancanza di una laurea, ma lui continuò il suo progetto con tenacia e determinazione.
L’anno dopo la fondazione del museo, come aiuto didattico, si comincia a dare vita alla biblioteca specializzata sulla tecnica e la letteratura della ceramica. Col tempo, si pensò di fare del museo faentino, un importante e autorevole punto d’incontro per il mondo della ceramica con l’istituzione di corsi universitari per italiani e stranieri che si svolsero presso il Museo, negli anni dal 1928 al 1942.
Cinque anni dopo la fondazione del Museo, nel 1913, uscì il primo numero della rivista «Faenza», che diventa la voce del museo, un bollettino sulla produzione della ceramica con scritti d’arte e tecnica degli specialisti di tutto il mondo, d’importanza scientifica indiscutibile. Gli aveva permesso di mettersi in contatto con studiosi e direttori dei grandi musei stranieri, e di arricchire le collezioni del museo anche per questa via, scambiando le opere con altre gallerie.
Ballardini, fin dal 1915, s’impegnò anche all’apertura della Scuola di ceramica con laboratori sperimentali a carattere tecnologico e chimico fisico.
Il Regio Decreto del 17 febbraio 1917, autorizzava la Scuola di ceramica pratica, concretizzando già un’idea suggerita dai fratelli Minardi. Dal 1938, la scuola è denominata Regio Istituto d’arte per la Ceramica che sarà frequentata anche da molti studenti stranieri.
Nel 1916 è stata allestita la mostra dell’antica maiolica italiana, in particolare quella faentina e nello stesso anno inizia ad organizzare la Mostra di ceramica popolare e rustica di varie regioni italiane. La ceramica italiana è divisa per regioni ed epoche storiche. La sezione più completa, è quella del Medioevo e del Rinascimento.
Nel 1926, inizia la raccolta delle ceramiche di artisti italiani contemporanei in una mostra permanente dedicata alla ceramica italiana d’autore. Il museo, ospita una sezione dedicata alle ceramiche dei grandi artisti del Novecento: Burri, Chagall, Fontana, Leger, Matisse, Melotti, Moreni, Picasso e tanti altri.
Gli allestimenti proseguono con la ceramica europea ed internazionale e nel 1919, è allestita quella dell’Estremo Oriente.
In parallelo, è stato allestito un gruppo di mostre didattiche, con le finalità d’educazione alla ceramica, una mostra con frammenti di scavo con maioliche italiane del Rinascimento; la Mostra delle ceramiche preistoriche e del mondo classico.
Nel periodo storico situato fra le due guerre, nel museo, furono inglobate diverse donazioni, che aumentarono l’espansione del museo. Nel 1932, istituì il concorso della Ceramica che inizialmente si svolgeva in ambito regionale, all’interno della fiera «Settimana faentina», si proponeva di valorizzare e rinnovare l’arte ceramica e dal 1938, il concorso fu indetto in ambito nazionale con frequenza biennale e fu interrotto dal 1942 al 1946 a causa della guerra.
Nel 1946, riprese il concorso, vinto da Angelo Biancini e Anselmo Bucci. Al museo, sono esposte anche le opere di tutti i vincitori del concorso. Dal 1963, il Concorso, diventa internazionale.
Dopo il bombardamento del 1944, il museo, e la libreria furono di nuovo ripristinati, con altre donazioni.
Questa è una piccola sintesi dell’enorme attività che si è svolta attorno al Museo della ceramica, che è stata iniziata «con quattro cocci», come qualcuno ha affermato.
Ricordiamo una delle più belle imprese private del secolo scorso creata nella nostra Regione Romagna affinché possa servire da esempio e stimolo creativo alle generazioni future. Ballardini, restò alla direzione del museo e della scuola di ceramica fino alla scomparsa nel 1953. Non fu perciò la laurea che portò il ragioniere Ballardini al successo, ma la rete capillare di pubbliche relazioni e la tenacia.
La ceramica, da sempre accompagna la storia dell’uomo e gli oggetti in ceramica, vasi, anfore, brocche, erano utilizzati per conservare cibi e bevande, ed hanno avuto un’importanza fondamentale. Agli inizi delle antiche civiltà, la ceramica, occupò un posto molto importante nella storia dell’arte e dell’uomo, soprattutto quella classica, cretese e greca.
Da diecimila anni è iniziata la produzione della ceramica e l’impiego del tornio, la ruota che gira per modellare i manufatti, inizia dal 3000 A. C. circa. Il tornio è formato da una ruota girevole che permette di modellare l’oggetto con le mani.
I primi esemplari, erano molto più lenti, rispetto a quelli d’oggi ed essi furono utilizzati per produrre anfore, ciotole, brocche, vasi di tutte le forme. Da Creta, alla Grecia, in diversi periodi storici, in ceramica, si sono sviluppati vari stili che sono stati definiti in base all’immagine della decorazione. La civiltà cretese, ebbe origine intorno al 3500 a.C. e si affermò con un’economia basata sull’arte della CERAMICA.
La ceramica è considerata un’arte minore, un’attività artigianale, a scopo pratico e decorativo. Gli elementi fondamentali per produrre oggetti d’uso quotidiano, sono: la creta, il fuoco e la creatività umana. Oggi i materiali plastici, stanno sostituendo i tradizionali oggetti d’uso quotidiano in ceramica. Nel Medioevo, nella penisola italiana, ci fu la decadenza di tutte le arti e anche della ceramica, a causa delle invasioni barbariche. Tutte le arti, furono rivalutate nel Rinascimento. La tecnica della ceramica invetriata, era già conosciuta in epoca cretese e in seguito, fu importata anche nei territori della Magna Grecia. Durante il Rinascimento, essa è stata riscoperta da Luca della Robbia che l’ha applicata alla scultura.
Visitare il museo, è facile. Alla stazione ferroviaria, si prende il viale verso il centro e si trova il museo a sinistra, dopo trecento metri.
Nella Via Nuova, al n. 13, la strada che costeggia il MIC, il Museo Internazionale delle ceramiche di Faenza, c’è un laboratorio di ceramica, dove si può vedere tutto il ciclo di produzione, dagli utensili per la lavorazione, alla cottura dei manufatti in ceramica. Fra la gamma dei prodotti ceramici di Faenza, c’erano anche le pipe in terracotta. Questo è rimasto l’unico laboratorio che produce le pipe: la bottega di Geminiani Gino, dove si possono acquistare anche altri oggetti di ceramica prodotta nel modo tradizionale.
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