Lo sposalizio del mare
Lo sposalizio del mare è un’antica tradizione che si rinnova ogni anno a Cervia ed ha avuto origine nel 1445, in pieno Rinascimento, quando la città era sotto il dominio della Repubblica Veneta e questa usanza a Venezia, si ripeteva già dal 1100. Cervia è stata sotto il dominio della Repubblica Serenissima dal 1441 al 1509 e oggi si trova in provincia di Ravenna, è situata in una zona pianeggiante tra il mare, le saline e la pineta. Anticamente, si chiamava Ficocle e secondo reperti archeologici, un primo nucleo abitativo, era presente nei VI-V secoli a.C. L’antica città di Ficocle che si pensò fondata da coloni greci, fu distrutta nel 709 e riedificata al centro delle saline col nome di Cervia. La città attuale fu ricostruita nel 1697 dal Papa Innocenzo XII in una zona più salubre.
La sua storia è sempre stata condizionata dalla presenza del sale. Le saline – qualcuno dice di origine Etrusca, quando il sale, l’oro bianco, era usato come merce di scambio al posto della moneta – hanno avuto il massimo sviluppo in epoca romana, come del resto appare evidente dall’origine latina di molti attrezzi per l’estrazione del sale; tale importanza crebbe nel Medioevo e ciò è verificato da documenti da cui si dimostra la concessione all’uso delle saline ad abbazie, vescovadi, enti ecclesiastici, signori locali. Le saline si estendono ad Ovest di Cervia, lungo la Statale Cervese che porta a Forlì, per una superficie di circa 700 ettari e formando un paesaggio spettacolare e negli ultimi anni, è frequentato anche dai fenicotteri rosa.
La città nuova. Cervia nuova, fu costruita fra il 1697 ed il 1714 con un Piano Regolatore e disegno fornito dalla Camera Apostolica e consisteva in una città di forma rettangolare di m. 234 per 170, circondata da quaranta case su due piani con quattro stanze di abitazione per i salinari, la piazza al centro, con il Palazzo Vescovile e ai lati le residenze lussuose delle autorità. Tre porte, permettevano l’ingresso in città: una da Ravenna, una da Cesenatico e l’altra dal mare. Il lavoro di costruzione della città, fu interrotto e poi ripreso dopo il 1740.
L’architettura degli edifici della piazza oggi dedicata a Garibaldi, è tipica del Seicento e sono ancora intatti nelle loro linee originali. Sulla piazza c’è anche il Municipio, la cui costruzione iniziò nel 1702 su disegno di Francesco Fontana, figlio del più noto Carlo progettista della Chiesa del Suffragio a Ravenna. Il Municipio, non fu completato, come nel progetto originale; alla fine del Settecento il palazzo fu dato in uso al Comune dalla Camera Apostolica, l’ente finanziario dello Stato della Chiesa e verso la fine del Settecento e in epoca recente, sono stati compiuti altri lavori di restauro.
Sotto la torre dell’orologio c’è una nicchia con la statua in cotto della Madonna Assunta. Sulla facciata del Municipio, ci sono due lapidi, una dedicata a Dante Alighieri a seicento anni dalla morte con la riproduzione della terzina dove compare il nome di Cervia, nel XXVII Canto dell’Inferno, quando Dante incontra Guido da Montefeltro e gli chiede di parlargli delle città della Romagna; la seconda lapide, è dedicata alla scrittrice sarda Grazia Deledda, che per molti anni soggiornò a Cervia nel periodo estivo. Nel 1926, riceve il premio Nobel per la letteratura. A Grazia Deledda, Cervia, ha dedicato la strada del Lungomare e un monumento di bronzo dello scultore Angelo Biancini all’inizio della stessa via.
Sulla Piazza Garibaldi, di fronte al Municipio, c’è la chiesa Cattedrale fatta costruire dal Vescovo Gian Francesco Riccamonti, che posò la prima pietra il 18 giugno 1699. La costruzione terminò il 5 giugno 1702, ma il campanile fu costruito qualche decennio dopo dal Vescovo Pizzolanti. L’edificio, non è stato completato come previsto dal progetto, la facciata e il campanile, non sono mai stati ricoperti di marmo.
L’interno della chiesa Cattedrale, ha una pianta a croce latina, e l’altare maggiore in stile barocco, che proviene dalla chiesa sconsacrata di S. Domenico di Forlì, un altare ligneo e alcuni dipinti di Francesco Longhi, e pittori della scuola del Guercino, una tavola con la Madonna della Neve di Barbara Longhi, pittrice, figlia di Luca Longhi, attiva a Ravenna alla fine del Cinquecento e alcune lapidi ricordano i vescovi che vi sono sepolti.
Poco distante dalla Cattedrale, in Corso Mazzini, si trova la Chiesa del Suffragio, fatta costruire nel 1722 dalla confraternita del Santo Sacramento; all’interno c’è un pregevole Crocefisso Ligneo del XIV sec., un organo di Callido e dipinti di Giuseppe Cuppini, pittore e architetto ravennate del primo Ottocento.
Fuori del primo centro abitato della nuova città, dopo il ponte sul canale e vicino ai settecenteschi magazzini del Sale, in una zona caratteristica, si trova la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, edificata insieme all’attiguo fabbricato adibito a convento per i Minori Osservanti nel 1704, quando i frati trasferirono la loro sede dalla vecchia alla nuova città. All’interno, si trovano alcuni dipinti dei secoli XVII – XIX.
Un concreto esempio di archeologia industriale può essere considerato il complesso dei Magazzini del Sale, di cui fanno parte il magazzino detto “Darsena”, del 1712, un tempo punto d’approdo delle burchielle, e l’altro denominato “Torre” fatto costruire dal conte Michelangelo Maffei nel 1691 con una capienza di 130.00 quintali di sale; ai giorni nostri, è utilizzato per esposizioni ed iniziative di carattere culturale. Appartiene al complesso anche la Torre di guardia di San Michele, ben conservata, eretta insieme ai magazzini con il compito di vedetta, ha una pianta a forma quadrata, ed è alta 27 metri; prende il suo nome dal bassorilievo di S. Michele Arcangelo che sta sopra la porta d’ingresso.
Proseguendo in Via Nazario Sauro troviamo il Porto Canale: all’epoca, caratteristico per i bragozzi con vele di color arancione di cui rimane la sola testimonianza nelle tele del pittore Milanese Giuseppe Palanti, il fondatore della città giardino di Milano Marittima all’inizio del secolo scorso, quando una parte della pineta di Cervia fu affidata ad alcuni imprenditori lombardi. Il canale del porto, un tempo univa la città di Cervia vecchia con il mare, poi utilizzato anche per la navigazione delle burchielle che trasportavano il sale delle saline ai magazzini del porto.
Nel periodo della dominazione veneziana è stato costruito il Santuario della Madonna del Pino, situato sulla Statale Adriatica, all’ingresso di Cervia nella Zona delle Terme. La chiesa è una costruzione tarda romanica; la fiancata rivolta alla strada è decorata con un elegante portale di sasso d’Istria donato nel 1557 dalla comunità di Cervia. Nella facciata c’è un portale coronato da un arco in cotto decorato, sorretto da due lesene con i capitelli scolpiti nel mattone. L’altare maggiore è costituito da un sarcofago paleocristiano e un altro sarcofago si trova accanto alla porta principale e custodisce le presunte ossa di Fra Lamberti. Accanto alla cappella della Madonna è la tomba del Vescovo Federico Foschi, ultimo vescovo residenziale di Cervia, morto nel 1908.
Tra Cervia e Savio, lungo la Statale Adriatica che porta a Ravenna, c’è la Casa delle Aie, costruita nel 1790 su progetto dell’architetto Camillo Morigia rifacendosi al modello dell’originaria « domus rustica » romana, col caratteristico porticato su di un lato. Adesso, dopo il restauro, è utilizzata come sede di iniziative culturali e come ristorante tipico romagnolo.
Nella zona delle saline troviamo, un unico resto dell’insediamento della vecchia Cervia demolita fra il secolo XVII e XVIII, la chiesetta della Madonna della neve eretta all’inizio del secolo XVII e sconsacrata nel 1867, dove i cervesi composero le ossa di tutti i loro morti raccolti nelle varie chiese e cimiteri della demolita Ficocle.
Nelle frazioni del territorio comunale a Castiglione, Cannuzzo, Pisignano e Montaletto ci sono alcuni edifici di rilievo storico e artistico, soprattutto gli esempi di architettura rurale, case coloniche generalmente situate ai margini della vecchia centuriazione romana cesenate.
Lo sposalizio del mare. Cervia, oggi è la località balneare più frequentata della provincia di Ravenna. In questa città marinara, ogni anno si svolge lo Sposalizio del mare un’antica cerimonia iniziata a Cervia dal 1445, quando la città era sotto il dominio della Repubblica di Venezia (1441-1509). Il rito dello sposalizio del mare di Cervia, inizia il pomeriggio del giorno dell’Ascensione. Quel giorno, la città si unisce al suo mare, ieri come oggi, simbolo di salute e di benessere; la cerimonia, consiste in una gara fra cinquanta abitanti che si sfidano nella pesca di una vera nuziale, lanciata in acqua dal Vescovo della città. Il pomeriggio, con le campane della Cattedrale a festa e i rintocchi di quella della torre comunale, il Vescovo e i sacerdoti escono dalla chiesa e s’incontrano in piazza col Sindaco e formano un corteo dove si espongono la croce vescovile e il gonfalone comunale, accompagnato dalla banda musicale che si dirige al porto ed è accolto da diverse imbarcazioni. In una barca sale il vescovo con i sacerdoti e in un’altra le autorità comunali e nelle altre i partecipanti. Le barche percorrono il porto canale ed escono in mare, e si fermano al largo. Il Vescovo, ha con se un anello con la scritta: « Cervia, sposalizio del mare, anno…» e pronuncia le frasi di rito, benedicendo le acque, le navi e le merci, gli uomini e tutte le cose che si trasportano in mare, il vescovo lega l’anello con un nastro e lo getta in acqua. Gli sfidanti, si tuffano in mare, cercando di pescare l’anello, il più fortunato riesce a prendere l’anello, lo tiene come ricordo o come fede nuziale per il matrimonio.
Nel 1986 era presente anche Giovanni Paolo II che, alle antiche parole di benedizione, ne aggiunse delle nuove rivolte, lontano, di là del mare a tutti gli uomini di buona volontà amanti della pace.
In passato oltre il rito religioso, si svolgevano altre manifestazioni, come documentato da un manifesto del 1857, dove si leggeva che quel giorno c’era anche una regata di battelli con due premi, per il primo arrivato sei scudi e quattro per il secondo. In piazza si svolgeva la tombola che metteva in palio 100 Napoleoni d’oro e anche una corsa di cavalli berberi con premi di scudi 32 per il primo arrivato, 12 per il secondo e 6 per il terzo. La sera erano illuminate le case e il cielo con i fuochi d’artificio. Le feste di allora erano eseguite con grande impegno.
Immagine: il canale del porto di Cervia e il magazzino del sale