Regione ROMAGNA

La Romagna esiste, ma non c’è la Regione.  Dagli anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino nelle fiere si vedono gazebo dove si raccolgono le firme per il Referendum allo scopo di sentire un parere della gente per una Regione autonoma dall’Emilia, ma ancora non si è visto alcun risultato. Durante le consultazioni elettorali, alcuni partiti sembrano favorevoli alla Regione Romagna, ma poi, finite le elezioni non si sentono parlare più di nulla. In Italia ci sono venti regioni, alcune sono state unite ad altre senza sentire il parere dei cittadini.

L’Articolo 132 della Costituzione della Repubblica italiana, così recita:

1. Si può, con Legge Costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando ne facciano richiesta  tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con Referendum  dalla maggioranza delle popolazioni stesse.

2.  Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra. […]

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La giustizia italiana

     Per venti anni sono stato responsabile di un’attività commerciale, ho fatto tante cause civili e ho sperimentato quasi tutto il Diritto Civile che è vasto e complesso. Ho sentito spesso politici, di tutti i partiti, parlare in modo generico di “ riforma della giustizia” e ora molti pensano che il Presidente faccia le leggi per se.  Allora, si deve cominciare a fare le leggi anche per la gente. L’attuale governo, con la “mediazione civile e commerciale”, (dlgs. n. 28/2010) ha cercato di evitare che i processi civili si svolgessero nei tribunali.

     Parte della riforma della Giustizia Civile, sembra fatta.  Generalmente, le riforme dei politici, non rispecchiano quasi mai lo stato reale del paese. Staremo a vedere come funziona. Spesso le leggi sono interpretate in modo scorretto anche dai giudici e dagli avvocati. Non serve avere una laurea in Legge per capire come funziona la giustizia. Spesso c’è gente laureata che non capisce le cose. […]

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ROMAGNA, la regione che non c’è

Regione Romagna - adesivo diametro 10 cmL’Italia, è divisa in venti regioni create dopo la nascita della Repubblica. Alla Romagna non è stata concessa la regione, ma è stata annessa all’Emilia a causa del vecchio partito comunista, e non ha avuto lo stesso sviluppo dell’Emilia. La Romagna è come il Meridione d’Italia ed è giusto che sia riconosciuta regione autonoma dallo Stato Italiano. Il compito dei comunisti era quello di sottomettere i popoli alla dittatura del proletariato con opere di propaganda nelle nazioni su mandato dell’Unione Sovietica. Hanno iniziato con la sottomissione dalla Romagna.

I tempi sono cambiati il comunismo è fallito, i romagnoli, sono stati “derubati” della Regione con annessione forzosa all’Emilia ed è ora di pensare alla loro autonomia e sviluppo. Vedo le cose con l’occhio del viaggiatore, ed è possibile che il mio punto di vista, non è condiviso, ma le cose stanno così. Nel 1963, il Molise ha ottenuto la Regione solo con trecentomila abitanti, invece del milione richiesti dalla Costituzione italiana, per fare una Regione. Il romagnolo vale meno del molisano, che non ha diritto alla Regione?  Il romagnolo deve essere privato dei Diritti Costituzionali? Perché.

In modo superficiale, si può asserire che il molisano “lavora di testa” e il romagnolo di “braccia”. Cerco di spiegare. In Molise, c’era poco lavoro e la gente, invece di lavorare, aveva studiato. La necessità aguzza, l’ingegno, e nel Meridione dell’Italia, c’è tanta gente colta e con la laurea. In Romagna, fino a poco tempo fa, non esisteva l’università e il romagnolo, preferiva andare a lavorare, piuttosto che spostarsi per andare a studiare. Il romagnolo è un gran lavoratore, ma è ignorante, ed è stato privato dei suoi diritti, e quindi penalizzato. In tutte le città dell’Emilia, ci sono sempre state le università, mentre nelle città della Romagna, solo da dieci anni, sono state aperte succursali dell’università di Bologna.

Dal 1990, dopo la caduta del muro di Berlino, a Forlì c’è il Movimento per l’Autonomia della Romagna, che chiede la regione separata dall’Emilia. Hanno capito come stanno le cose. A Ravenna, c’è un museo con lo stesso nome. Ho riflettuto molto e mi sono documentato su questa vicenda, e ritengo che tale richiesta sia ampiamente fondata e legittima. Questo territorio è stato utilizzato dall’Emilia rossa per imporre il comunismo in questa zona, e con l’ambizione di estenderlo all’Italia intera. Durante il periodo elettorale, ci sono forze politiche che sostengono la causa della Romagna Regione, ma solo per finta, perchè interessano solo i voti. Per la Romagna, mi auguro che non sia un altro sfruttamento dei desideri a causa della furberia politica. 

Come deve essere, come si sogna questa Regione. Per costruire la casa, o l’impresa, ci vuole un progetto. Non basta dire “vogliamo fare una nuova regione”, ma come. I motivi e le vicende storiche, perché la Romagna non è stata riconosciuta Regione dallo Stato Italiano, sono scuse e pretesti senza alcun fondamento. A mio parere, si tratti solo di una discriminazione e un’ingiustizia. Un imbroglio da parte di soggetti più furbi. Non intendo scrivere la storia della Romagna, perché non è il mio compito, ma capire questo territorio. Ogni Provincia della Romagna, ha caratteristiche diverse, e nessuna ha avuto lo stesso sviluppo che c’è stato nelle province dell’Emilia.

La Romagna, è il meridione dell’Emilia, qui s’impongono solo divieti e ordinanze che non sono altro che privazioni di libertà per i suoi abitanti. Le città della Romagna sono ancora governate dai discendenti dei comunisti che hanno le stesse idee.

I finanziamenti per la gestione delle due regioni, sono gestiti dall’Emilia che pensa al benessere del suo territorio. I romagnoli sono stati costretti a diventare emiliani ma esclusi dai benefici e privilegi degli emiliani. La Romagna l’hanno ritenuta indegna, o è stata una punizione per aver dato Mussolini all’Italia?  Nelle scuole, Mussolini, è presentato come soggetto negativo, come il male assoluto.  Il 2 giugno 1946, in Italia, ci fu un referendum per scegliere fra Monarchia o Repubblica. I partiti di sinistra, erano a favore della Repubblica.  Corre voce di brogli elettorali per far vincere a tutti i costi, la Repubblica e mandare via il Re. E’ un peccato, perché dove ci sono le monarchie, mi pare che la gente stia meglio. La Repubblica, si è poi dotata di una Costituzione applicata solo in parte; per alcuni soggetti i diritti costituzionali non esistono.

La Repubblica, non ha portato fortuna alla Romagna sottomessa all’Emilia e poi dimenticata.

In sessanta anni di Repubblica, non è mai stata costruita una strada o una fabbrica. Qui si aprono solo supermercati per far spendere soldi a chi ha un reddito; i prezzi sono più alti che in Emilia, mentre in Romagna gli stipendi sono inferiori del 30%. Le strade in Romagna, sono rotte e pericolose come la Romea, l’E 45, la Ravegnana.  L’Emilia è stata dotata di tutti i servizi, si costruiscono continuamente strade e strutture varie, fabbriche ovunque, lungo il Reno e Appennini, mentre in Romagna, niente e i si devono arrangiare da soli e quindi, la richiesta di una nuova Regione è più che fondata e legittima, ma è scomoda per il partito comunista che ha fatto dell’Emilia Romagna un importante centro di potere e i romagnoli sono utili solo, quando si va a votare. Ho percorso tutte le strade della Romagna e dell’Emilia, e ho percepito la differenza tra le due Regioni, non ci vuole molto a capire che la Romagna è una regione più povera dell’Emilia, e chi viaggia, vede.

Gli emiliani, con i redditi più alti, sono più ricchi dei romagnoli. In Emilia si sono sviluppate moderne città industriali. Da noi, c’è un poco d’industria vecchia a Ravenna che risale agli anni cinquanta sessanta.  A Rimini, col turismo, si sono arrangiati da soli, con la fiducia e le cambiali, ma lavorano solo tre mesi l’anno, ed è un lavoro precario.  Il popolo emiliano è attivo e laborioso, non ho nulla contro di loro e sono anche simpatici. Al mare, ho conosciuto tante famiglie emiliane ed ho avuto una buona impressione. Consiglio anche agli emiliani di cambiare, senza l’amministrazione di sinistra, farebbero molto più progresso. E’ meglio cambiare gli amministratori per poter fare un confronto e scegliere quelli migliori.

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