Romagna autonoma

Dagli anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino nelle fiere si vedono gazebo dove si raccolgono le firme per il Referendum allo scopo di sentire un parere della gente per una Regione Romagna, autonoma dall’Emilia, ma ancora non si è visto alcun risultato. Durante le consultazioni elettorali, alcuni partiti sembrano favorevoli alla Regione Romagna, ma poi, finite le elezioni non si sentono parlare più di nulla. In Italia ci sono venti Regioni, ma sarebbero di più, perché alcune sono state unite ad altre senza sentire il parere dei cittadini. Una di queste regioni, è la Romagna. Quando è previsto il referendum?

L’Articolo 132 della Costituzione della Repubblica italiana, così recita:

1. Si può, con Legge Costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando ne facciano richiesta  tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con Referendum  dalla maggioranza delle popolazioni stesse.

2.  Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra.

Gli abitanti di questa zona, superano il milione, ma la Regione Romagna, i comunisti emiliani non la vogliono per motivi economici. L’Emilia è opportunista e pensa a se, mentre la Romagna è stata abbandonata a se stessa come il Meridione per l’Italia. La Romagna serve solo, quando si va a votare per fare vincere le elezioni alla casta comunista. Fanno finta di non capire e per loro il problema non esiste, perchè è più importante la logica di partito della volontà popolare. E’ tipico dei comunisti che hanno governato l’Emilia dal dopoguerra in poi, prendere decisioni senza ascoltare il parere dei cittadini, comportamento ereditato dalla vecchia Unione Sovietica. Uno degli ultimi esempi della tipica ideologia comunista, è la costruzione della Moschea a Ravenna, (sic!) unico monumento costruito dopo di quelli bizantini e l’architettura pubblica di Mussolini Benito. Non fanno niente per la gente del posto, ma costruiscono le chiese per gli stranieri, oppure fanno lavori inutili per favorire le Cooperative, altro fenomeno sovietico. Le amministrazioni locali in queste due regioni sono sempre state di sinistra e la gente del luogo è convinta che sia quella giusta. Non si possono addebitare tutte le colpe all’Emilia, se in Romagna ci sono stati degli amministratori incapaci di fare le cose. In Emilia sono anche più attivi e aperti e le moschee lì, cercano di non farle, perchè hanno affermato che le “le moschee le devono a casa sua” e quando una cosa in Emilia non piace, la  fanno in Romagna.

La caduta del muro di Berlino, ha svelato la falsità dell’ideologia comunista, durante il regime, i popoli vivono nella miseria e i capi partiti invece sono ricchi. In Italia, specialmente in Emilia continuano ad inseguire la logica e l’organizzazione del partito sovietico.  Qualcuno ha capito che la vecchia classe politica comunista deve essere “rottamata”, ma non è ascoltato.

 Ogni investimento e struttura, è fatto in Emilia. A Bologna è stato costruito uno snodo stradale tra i più importanti d’Italia e continuamente si costruiscono strade. In Romagna le strade sono disastrate e piene di buchi e spesso sono causa d’incidenti stradali.  A Bologna sono state costruite fabbriche lungo il Reno e sugli Appennini. Nelle altre province dell’Emilia, moderne città industriali.  Per le fabbriche collocate lungo il fiume, il Reno è il più inquinato d’Italia.  In Romagna non è mai stato progettato alcun piano industriale. C’è un poco di vecchia industria a Ravenna che risale agli anni Sessanta e che procura tumori nella fascia di popolazione limitrofa. Con la scusa della crisi, in Romagna le fabbriche le lasciano chiudere, senza fare niente. Ultimamente, a Bologna, avevano tanti soldi che hanno pensato di comprare dalla Fiat gli autobus a “lettura ottica”, con la guida al centro. Per fare circolare questi autobus, devono rifare tutte le strade di Bologna. Va ricordato che questi autobus, in Europa e in America non li hanno voluti, perché non li hanno trovati funzionali. A Bologna, buttano i soldi dalla finestra. Sono stati per un anno senza sindaco che si è dimesso a causa del “bunga bunga” con la segretaria. Le donne emiliane andavano con i capi comunisti fin dai tempi di Togliatti. In Emilia, ci sono le più antiche università d’Europa. Ai tempi di Napoleone, anche a Cesena c’era l’Università, ma la fecero chiudere, perché creava concorrenza a quella di Bologna. In Romagna, ci hanno sempre lasciato senza Università. Hanno aperto alcune filiali dell’Università di Bologna nel 1997, perché temevano che ai tempi d’Internet si frequentassero on-line le Università d’altre città. Le Cooperative di consumo sono tutte Emiliane e servono per sfruttare ulteriormente il territorio: fanno spendere i soldi della busta paga degli operai e quasi la metà dei prodotti è d’origine cinese, dove la gente lavora anche per un euro l’ora.

La Regione Romagna, è formata da tre Province e mezzo: Fortlì-Cesena, Ravenna, Rimini e una parte di Provincia di Bologna. In Provincia di Bologna, c’è la Romagna bolognese, composta dai comuni d’Imola e Castel San Pietro.  I due Comuni in Provincia di Bologna, sono più progrediti rispetto a quelli delle altre province. Fino a poco tempo fa, non c’erano disoccupati. Gli abitanti della Provincia di Rimini, hanno costruito una struttura turistica, seconda al mondo come numero d’alberghi. Questo settore offre lavoro per soli tre mesi l’anno e questo tipo di lavoro si può considerare precario. Nello stesso tempo hanno sviluppato il settore fieristico e congressuale e quello commerciale e artigiano. Rimini è la città più commerciale della Romagna che favorisce la piccola impresa. Nella Provincia di Forlì-Cesena è predominante il settore agro alimentare e commerciale. Con la produzione di frutta e ortaggi, ci sono tanti magazzini di frutta e la esportano in Germania e nei paesi dell’Europa settentrionale, dove la frutta non matura. Qui c’è la fiera Macfrut, importante per il settore agro alimentare. Cesena è la città, fra quelle di Romagna dove è stato costruito il maggior numero di strade. Questa città è il centro della Romagna e se sarà realizzata la Regione Romagna, è la più adatta ad essere capoluogo di Regione. Il capoluogo di regione, non va bene nè a Rimini, nè a Ravenna per diversi motivi, ma anche per questo è meglio fare un referendum, cioè quando si fà il referendum per la regione si deve fare anche per la scelta del capoluogo.  A Forlì, ci sono piccole imprese artigiane. A Ravenna c’è l’industria chimica che sporca e inquina, ma c’è anche un ambiente naturalistico e le pinete. A Ravenna le cose le capiscono sempre più tardi degli altri. Ravenna è patrimonio dell’Umanità per i monumenti dell’arte Bizantina che sono rimasti fra i meglio conservati al mondo, ma con l’oro d’oriente dei mosaici e le chiese, non hanno saputo incrementare il turismo che ci dovrebbe essere per tutto l’anno. Il tempo si è fermato all’epoca Bizantina, dall’arte statica, senza prospettiva e profondità. In sostanza, l’arte rispecchia il volto di questa città che rimane isolata dal resto della Romagna e dell’Italia. Il porto, è l’unico mezzo di comunicazione importante per le merci delle zone limitrofe. A Marina di Ravenna, hanno chiuso quasi tutti gli alberghi. Una Cooperativa, ha costruito il porto turistico per le barche, poi è fallita. Invece degli alberghi, preferiscono le barche. Gli edifici che sono stati costruiti, sono molto brutti, in primo piano c’è il capannone per la riparazione delle barche che è un vero orrore!

Si fa fatica a capire come in un paesaggio del genere, si è potuto costruire questo schifo di cemento per la manutenzione delle barche che si poteva fare anche da un’altra parte.

La Provincia di Ravenna, ha le strade più disastrate di tutta la Romagna. La città di Ravenna è un dormitorio d’impiegati e operai al servizio dell’industria chimica e di burocrati. Si favorisce il lavoro dipendente e le cooperative. Nel faentino è predominante il settore agricolo, Lugo e Russi sono i Comuni più commerciali della provincia di Ravenna.  La Romagna, se fosse stata territorio della Lombardia, non sarebbe in queste condizioni. Lì, i treni arrivano anche sulle montagne ed è la regione più ricca e produttiva d’Italia. L’Emilia è simile alla Lombardia, la Romagna al meridione.

Foto di Marina di Ravenna: la Colonia, e due immagini del Porto turistico di Marinara

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Regione ROMAGNA

La Romagna esiste, ma non c’è la Regione.  Dagli anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino nelle fiere si vedono gazebo dove si raccolgono le firme per il Referendum allo scopo di sentire un parere della gente per una Regione autonoma dall’Emilia, ma ancora non si è visto alcun risultato. Durante le consultazioni elettorali, alcuni partiti sembrano favorevoli alla Regione Romagna, ma poi, finite le elezioni non si sentono parlare più di nulla. In Italia ci sono venti regioni, alcune sono state unite ad altre senza sentire il parere dei cittadini.

L’Articolo 132 della Costituzione della Repubblica italiana, così recita:

1. Si può, con Legge Costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando ne facciano richiesta  tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con Referendum  dalla maggioranza delle popolazioni stesse.

2.  Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra. […]

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Aspirapolvere TORNADO

L’aspirapolvere Tornado, è un sistema completo per le pulizie di tutti gli ambienti e vi fa risparmiare sull’acquisto di diversi elettrodomestici, in quanto ha la funzione di aspirapolvere, scopa elettrica, battitappeto, lucidatrice.  Il sistema TORNADO, vi fa risparmiare anche sull’energia elettrica, i consumi, sono molto ridotti rispetto agli altri aspirapolvere.  Nei supermercati, tutti i giorni vi propongono continuamente prodotti nuovi per farvi spendere i vostri soldi. La funzione del supermercato è quella di fare spendere i soldi e consumare prodotti. Questo aspirapolvere, si distingue per un basso consumo elettrico e un’aspirazione molto potente, per la leggerezza, la praticità e il modo di funzionare, la qualità e la durata nel tempo. Il basso consumo elettrico è un fattore molto importante ai giorni nostri e dovuto al motivo che gli accessori s’inseriscono quasi tutti a diretto contatto con la fonte d’aspirazione ed è concepito con una tecnologia innovativa. Altri aspirapolvere del commercio, sembrano simili, ma hanno consumi elettrici che sono quattro o cinque volte superiori al nostro TORNADO e aspirano molto meno.

Ho trovato l’aspirapolvere TORNADO, da un venditore che andava nelle case a presentare l’aspirapolvere alla gente. Mi è piaciuto tanto, perché è differente dagli altri aspirapolvere che esistono sul commercio. Questo sistema, si può utilizzare in tanti modi: come scopa elettrica, aspirapolvere, battitappeto, lucidatrice. Il completo è formato da una scopa elettrica con manico e un sacco che raccoglie la polvere e una spazzola per pavimento e da un completo d’accessori per tutti i problemi di polvere degli ambienti domestici e uffici, alberghi, comunità varie. C’è il battitappeto, un accessorio opzionale, che lavora con un motore autonomo insieme con quello della scopa elettrica. E’ l’accessorio più importante, perché fa la pulizia a fondo dei tessuti.  Continua… […]

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La giustizia italiana

     Per venti anni sono stato responsabile di un’attività commerciale, ho fatto tante cause civili e ho sperimentato quasi tutto il Diritto Civile che è vasto e complesso. Ho sentito spesso politici, di tutti i partiti, parlare in modo generico di “ riforma della giustizia” e ora molti pensano che il Presidente faccia le leggi per se.  Allora, si deve cominciare a fare le leggi anche per la gente. L’attuale governo, con la “mediazione civile e commerciale”, (dlgs. n. 28/2010) ha cercato di evitare che i processi civili si svolgessero nei tribunali.

     Parte della riforma della Giustizia Civile, sembra fatta.  Generalmente, le riforme dei politici, non rispecchiano quasi mai lo stato reale del paese. Staremo a vedere come funziona. Spesso le leggi sono interpretate in modo scorretto anche dai giudici e dagli avvocati. Non serve avere una laurea in Legge per capire come funziona la giustizia. Spesso c’è gente laureata che non capisce le cose. […]

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Letizia Malpassi

La giovane pittrice Letizia Malpassi espone nella Repubblica di San Marino.

Dal 7 al 20 maggio 2011 le opere sono in mostra al Centro sociale di Dogana.

La prima mostra si è svolta a Rimini nel mese di Febbraio presso la Sala degli Archi dove ha ottenuto un gran successo di pubblico.

Le opere di Letizia Malpassi ci parlano del suo amore per la vita, che Letizia esprime attraverso il gioco affascinante dell’arte. Letizia con le sue opere ci parla dei progetti, dei sogni, delle sue illusioni, di luoghi immaginari e reali, vicini e lontani.

Lo stile compositivo è molto personale ed eterogeneo riflette e amalgama le esperienze e diversi stili artistici, da vita, ad un’estetica originale e a volte incantata.

Spesso le immagini richiamano figure di pittori e scultori che s’inseriscono in un nuovo ambiente in cui il presente si confronta col passato prefigurando un futuro in cui l’utopia continuerà ad esistere e a parlarci sottovoce.

Spesso le immagini si legano a suggestioni, o visioni reali ed estetiche dell’oriente, lo tsunami che l’artista porta nel suo mondo e nella pittura confermandoci ancora come tra sogno e realtà, tra contingenze e utopie, tra sofferenze e speranze non vi è una divisione netta come del resto tra i vari stili e le tecniche pittoriche che Letizia utilizza con maestria e originalità.

Lo stile della Malpassi spesso allude ad elementi di grafica pubblicitaria per poi aprirsi alla pittura ad olio decorativa e astratta, al simbolismo e ad un realismo fantasioso, al disegno artistico con i pastelli e la sanguigna, per realizzare in una dimensione concreta e utopica immagini sognanti e quotidiane, a volte legate a simboli e astrazioni e a volte tragicamente immanenti, rappresentando così la società con la sua umanità, i sogni, l’impegno, le sofferenze, le contraddizioni e le sue speranze. Il reale diviene tragico, come accade nella vita vissuta. L’artista con un segno pittorico attraente e fantasioso, spesso  richiama anche il fumetto artistico e  trasfigura gli aspetti più angoscianti della vita creando “alter ego”, “doppi”, che sanno indicare una nuova vita dando speranza e motivazioni. L’artista è spesso ispirata anche da un forte sentimento religioso che oltre a spingerla ad una ricerca spirituale, talvolta la conduce anche a dipingere figure religiose dai tenui colori, senza tempo, che di volta in volta richiamano l’iconografia di varie parti del mondo, Europa, America Latina, Oriente, ecc. evidenziando come queste e numerose altre icone ed influssi culturali siano presenti nel suo sentimento e nell’immaginario.

1) Ingresso a San Marino da Dogana – foto

2) Natura morta con buccia di mandarino – olio su tela

3) L’attrice e il gigolo – tempera

4) Il bambino dello tsunami – olio su tela

5) Figura astratta – tecnica mista

Letizia Malpassi – tel. 339 8781372 –

Galleria:  http://galleriadarte.newshoponline.it

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