Giustiniano e Teodora, i due imperatori

Chi visita Ravenna, non può dimenticare di vedere la Basilica di San Vitale, edificata nel 525, finanziata da Giuliano Argentario, banchiere, durante il regno del “barbaro” Teodorico e nel periodo del massimo splendore dell’impero bizantino. Questa chiesa, è il primo esempio di architettura bizantina a pianta ottagonale e con cupola, che fu coperta da mattoni, con una struttura architettonica diversa dalle basiliche cristiane già costruite a Ravenna: la basilica di Sant’Apollinare Nuovo e la basilica di Classe. La pianta centrale e la copertura a cupola, si è imposta all’epoca di Giustiniano, come simbolo del potere imperiale e religioso. All’interno della chiesa di San Vitale, nell’abside, due mosaici, uno di fronte all’altro rappresentano uno, l’Imperatore Giustiniano e l’altro l’Imperatrice Teodora, entrambi raffigurati con il loro seguito in una posizione di parità assoluta. I mosaici, sono stati eseguiti nel 547, un anno prima della morte di Teodora. Le immagini frontali dei mosaici, sono piatte, e non era ancora stata studiata la prospettiva che caratterizzò le immagini del Rinascimento. E’ una delle rare testimonianze di questo periodo, in quanto, ben poco è rimasto dell’ immenso impero romano d’Oriente che conquistarono i turchi nel 1453. Questi mosaici, sono alcune delle poche immagini della corte ufficiale di Bisanzio. Rappresentano l’esaltazione del potere imperiale che si unisce con la fede cristiana. I mosaici di Giustiniano e Teodora, se fossero stati eseguiti a Costantinopoli, oggi Istambul, molto probabilmente, sarebbero andati distrutti. La basilica di San Vitale, è “Patrimonio dell’Umanità”.   

Una primitiva chiesa bizantina, è stata costruita anche a Santarcangelo di Romagna al tempo dei primi insediamenti romani, a un chilometro dall’attuale centro storico. La Pieve, con una sola navata centrale, è dello stesso periodo delle prime basiliche cristiane costruite a Ravenna.

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San Martino

La nebbia, agli irti colli,
piovigginando sale, 
e sotto il maestrale  
urla e biancheggia il mare; 

ma per le vie del borgo,  
dal ribollir dei tini 
va l’aspro odor dei vini, 
l’anime a rallegrar. 

Gira sui ceppi accesi 
lo spiedo scoppiettando: 
sta il cacciator fischiando 
sull’uscio a rimirar 

tra le rossastre nubi, 
stormi d’uccelli neri, 
com’esuli pensieri, 
nel vespero migrar.

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