Inferno e giustizia divina
L’Inferno, immaginato da Dante Alighieri, nella Commedia, ha la forma di un imbuto e la sua conformazione è stata causata dalla caduta di Lucifero al centro della terra, quando lui fu cacciato dal paradiso, perchè si ribellò a Dio.
La terra rientrò e nella parte opposta si formò la montagna del Purgatorio collegata all’Inferno, da un corridoio che Dante chiama burella, e con Virgilio, usciranno a “riveder le stelle” alla fine del viaggio. La porta d’ingresso dell’Inferno, sembra essere vicino a Gerusalemme.
Il viaggio all’Inferno, avviene in un giorno circa, inizia all’alba del venerdì Santo del 1300, e finisce al tramonto del Sabato. A trentacinque anni, Dante, si trova nella “selva oscura”, perchè ha smarrito la “diritta via” e quando va fuori di là, vede una collina soleggiata, e tre animali che gli impediscono il passaggio: una lonza, un leone e una lupa. Sta per ritornare indietro, ma trova il poeta Virgilio che gli indica la strada e accompagnerà Dante nel viaggio all’Inferno e poi nel Purgatorio.
I dannati dell’Inferno, sono personaggi storici, che vanno dall’antichità, all’epoca di Dante, alcuni sono ancora vivi, e la loro anima è punita da Dio prima della loro morte. L’inferno è stato voluto da Dio, per realizzare la sua giustizia, le anime aspettano sulla riva dell’Acheronte, per essere traghettate da Caronte. Le pene sono assegnate in base alla regola del contrappasso – ritorsione – Applicata in due modi: per somiglianza, una punizione che esaspera il tormento, o una pena opposta, al contrario della colpa. L’immagine sotto, rappresenta una sezione dell’Inferno.
L’Inferno, scende con nove circoli discendenti, ed alcuni di loro, sono divisi in altre sottosezioni, che si chiamano “gironi” o “bolge”, sono buche parallele al cerchio, che differenziano i peccatori, secondo il peccato che essi hanno commesso. I peccatori più gravi, i fraudolenti e i traditori, sono situati verso il fondo.
L’Inferno, è preceduto dall’antinferno, dove si trovano gli ignavi, i vili senza coraggio che in vita non lottarono per il bene, o per il male e perciò, non potevano essere all’Inferno o in Paradiso. Vissero senza infamia e senza lode. Dante di loro scrisse la celebre frase: “non ragioniam di lor, ma guarda e passa”(Inf. III, 51). Fra questi, troviamo anche il papa che abdicò all’epoca di Dante, Celestino Quinto, che per disprezzo, egli non cita.
Celestino Quinto è stato sostituito da Bonifacio VIII, il traditore di Dante.
Gli ignavi, nudi, seguono una bandiera senza simbolo e sono continuamente punti da vespe e mosconi, il loro sangue si mescola con le lacrime che ai loro piedi, è raccolto da fastidiosi vermi.
Qui troviamo la prima regola del contrappasso: gli ignavi, nella vita non furono stimolati da nessun ideale, qui, invece, sono pungolati da vespe e mosconi. La stessa Divina Commedia, per Dante, rappresentò una grande rivincita nei confronti dei suoi nemici fiorentini. Canto III.
Dopo l’antinferno, si trova il fiume Acheronte, qui le anime aspettano di conoscere la destinazione, prima di essere traghettate da Caronte, il nocchiero infernale. Ogni cerchio, è controllato da un guardiano, che può essere un mostro pagano come le Arpie, Cerbero, i Centauri, il Minotauro, oppure della mitologia classica, come Caronte e Minosse o diavoli irascibili.
Il primo cerchio è molto affollato, c’è il Limbo, dove sono collocate le anime innocenti: i bambini senza il battesimo o chi è nato prima di Cristo, che senza speranza desiderano vedere Dio. Non subiscono pene corporali, ma solo morali. Troviamo poeti, filosofi, medici, scienziati e altri personaggi dell’antichità classica di cui Dante certamente conosceva le opere. Fra i poeti, c’è Omero, Orazio, Ovidio, Lucano. Appartiene al limbo, anche l’anima di Virgilio, morto nel 19 a. C. che ora sta accompagnando Dante a visitare l’Inferno. Tra i filosofi, c’è Socrate, Platone, Aristotele, Cicerone, Seneca; fra i medici dell’antichità: Ippocrate, Galeno, Avicenna, Averrroè, inoltre, Enea, Ettore, Cesare, Camilla, Elettra, Lavinia, Re Latino, Pentesilea, Euclide, Tolomeo. CantoIV.
Nel limbo, troviamo i personaggi della sapienza classica, e questo sguardo sulla cultura del passato, è una caratteristica degli umanisti. Diversi autori, considerano Dante un precursore dell’Umanesimo.
Il secondo cerchio, è quello dei lussuriosi: Paolo e Francesca, Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano, che sono continuamente travolti dalla bufera, come nella vita essi sono stati trascinati dalla passione. I lussuriosi, si trovano nel CantoV.
Il terzo cerchio è quello dei golosi, qui troviamo Ciacco. I golosi sono immersi nel fango, sbranati da Cerbero. Canto VI.
Il quarto cerchio è quello degli avari e dei prodighi, qui troviamo papi e cardinali. La loro punizione è quella di spingere dei pesi uguali alle ricchezze che possedevano in vita e s’insultano reciprocamente. Li troviamo nel Canto VII.
Nel quinto cerchio degli iracondi, c’è Filippo Argenti, immerso nella palude dello Stige. Canto VIII.
Il sesto cerchio è quello degli eretici, è chiuso nella città di Dite. E’ un luogo buio, dove ci sono paludi fangose, fiumi bollenti, precipizi, alte mura, pareti scoscese, ghiacciai e sabbie roventi, diavoli diffidenti. Qui troviamo Farinata, Cavalcanti, Federico II, Ottaviano Ubaldini, Anastasio II, sono collocati dentro tombe infuocate, descritti nei Canti IX, X, XI.
Il settimo cerchio, quello dei violenti, è diviso in tre gironi.
Nel primo girone troviamo i violenti con il prossimo: Dionisio di Siracusa, Ezzelino da Romano, Obizzo II d’Este, Guido di Monfort. Essi sono immersi in un fiume di sangue bollente, il Flegetonte. Sono descritti nel Canto XII.
Nel secondo girone del Settimo cerchio, abbiamo i violenti con se stessi: i suicidi e gli scialacquatori, fra i quali, Pier della Vigna, Lano da Siena, Giacomo da Sant’Andrea e un suicida anonimo fiorentino. I suicidi, sono trasformati in alberi secchi, gli scialacquatori, inseguiti e sbranati da cani. Sono descritti nel Canto XIII.
Nel terzo girone del Settimo cerchio, ci sono i violenti con Dio e la natura: bestemmiatori, sodomiti, usurai. Troviamo Brunetto Latini, Francesco D’Accorso, Guido Guerra, Iacopo Rusticucci, Guglielmo Corsiere, Pisciano di Cesarea…Per punizione, sono collocati in una spiaggia incendiata, sdraiati i bestemmiatori, seduti gli usurai, in corsa continua i sodomiti. Da Canto XIV a XVII.
Una ripa scoscesa, ci porta all’ottavo cerchio dei fraudolenti, diviso in dieci fosse, nella prima, troviamo i seduttori e ruffiani: Venedico Caccianemico, che corrono in cerchio, colpiti dai diavoli. Nel Canto XVIII.
Nella seconda fossa, ci sono gli adulatori, Alessio Interminelli e Taide, immersi nello sterco. Canto XVIII.
Nella terza fossa, ci sono i simoniaci, qui troviamo Papa Nicolò terzo, dentro le fosse con la testa e i piedi in fiamme. Canto XIX.
La quarta fossa, è quella degli indovini e dei maghi: Guido Bonatti, Anfiarao, Asdente, Euripilo, Manto, Michele Scotto, camminano con la testa girata dietro, perché in vita guardavano troppo al futuro. Canto XX.
Nella quinta fossa, ci sono i barattieri, fra i quali: Ciampolo da Novara. Scontano la pena dentro la pece bollente, colpiti dai diavoli. Descritti nei Canti XXI-XXII.
Nella sesta fossa, troviamo gli ipocriti: Catalano dei Malavolti, Loderingo degli Andalò, Caifas, che scontano la pena coperti da cappe di piombo, dorate all’esterno. Canto XXIII
La settima fossa, è quella dei ladri: Vanni Fucci, Agnolo Brunelleschi, Buoso Donati, Cianfa Donati, Puccio Sciancato, Francesco Cavalcanti. I ladri, hanno le mani legate da serpenti, si trasformano o si fondono in rettili, o si inceneriscono e si ricompongono col morso dei serpenti. Nei Canti XXIV-XXV.
Nell’ottava fossa, troviamo i cattivi consiglieri: Ulisse, Diomede, Guido da Montefeltro e scontano la pena avvolti fra le fiamme. Canti XXVI-XXVII.
Nella nona fossa, troviamo i scismatici e i seminatori di discordie, sono straziati e mutilati a colpi di spada: Maometto, Pier Da Medicina, Mosca dei Lamberti, Bertrand de Born, Geri del Bello. Canti XXVIII-XXIX.
La decima fossa, è quella dei falsari: Gianni Schicchi, Grifolino d’Arezzo, Maestro Adamo, Mirra, Sinone. Scontano la pena rispetto a ciò che essi hanno falsificato. I bugiardi, con la febbre; i falsari di materiali, sono tormentati dalla lebbra, altri, in corsa… Canto XXX.
Buca dei giganti. I giganti, sono immobili in una cisterna, perchè sono superbi ed essi hanno sfidato la divinità. Canto XXXI.
Il nono cerchio, quello dei traditori, è diviso in quattro settori con i traditori della patria, dei loro parenti, degli ospiti, dei benefattori. Nella prima zona, la caina, ci sono i traditori dei loro parenti che sono piantati nel ghiaccio col viso in giù, fra questi, troviamo: Alessandro e Napoleone degli Alberti, Focaccia dei Cancellieri, Sassolo Mascheroni, Camicione dei Pazzi. Canto XXXII.
Nella zona Antenora, si trovano i traditori della patria: Conte Ugolino, Arcivescovo Ruggieri, Gano di Maganza, Bocca degli Abati, Gianni dei Soldanieri, Tesauro dei Beccaria, Tebaldello Zambrasi, sono immersi nel ghiaccio col volto rivolto in su. Canti XXXII-XXXIII.
Nella zona Tolomea, ci sono i traditori degli ospiti, fra i quali troviamo Frate Alberigo e Branca d’Oria, sono sdraiati sotto il ghiaccio, con gli occhi gelati. Canto XXXIII.
Nella zona giudecca, troviamo i traditori dei benefattori: Giuda, Bruto e Cassio, si trovano dentro il ghiaccio e sono torturati da Lucifero. Canto XXXIV.
Sotto il Nono cerchio, si trova Lucifero conficcato al centro della terra, affondato nel lago Cocito, congelato dal freddo causato dal movimento delle ali. Dai piedi di Lucifero, inizia un lungo corridoio che porta in Purgatorio.
Sulla Divina Commedia, sono state scritte milioni di pagine in tutto il mondo. Dante, non è stato solo poeta, ma anche un gran comunicatore, uno storico, un giurista, un artista, un cronista del tempo, un uomo con gran talento e inventiva. Fu un precursore dell’umanesimo, e visse la sua epoca in anticipo. Conosceva tutto lo scibile umano, compresa la filosofia e la medicina. Con la penna, egli riesce a dipingere persone, luoghi, paesaggi in modo esatto e minuzioso.
Gli ambienti e le scene, della Divina Commedia, sono descritti, con la precisione, del dipinto fiammingo. Alcuni luoghi, sono inventati, ma altri sono reali.
Tanti artisti, hanno rappresentato i paesaggi e i personaggi dell’opera di Dante. L’illustrazione più famosa della Divina Commedia, è quella di Gustave Doré.
La Divina Commedia, non è una scrittura di facile comprensione, finché, la lingua italiana non è stata bene acquisita e contiene anche dei particolari della lingua fiorentina, ma anche il re degli ignoranti, deve capire quest’opera d’importanza fondamentale creata da una personalità eterogenea e dalla vita straordinaria che avrebbe potuto vivere anche in un’altra epoca storica e in ogni luogo del pianeta. La Commedia, fu anche una rivincita, verso i fiorentini che lo esiliarono.
Nella Divina Commedia, e precisamente nei versi 31-57 del Canto XXVII dell’Inferno, Dante descrive le condizioni politiche della Romagna nel 1300 che lui ha frequentato dopo l’esilio, a Guido da Montefeltro (1223-1298) che vede nel viaggio all’Inferno.
Guido, fu autore di imprese militari nelle città della Romagna, negli scontri fra Guelfi e Ghibellini. L’incontro e la conversazione sulla regione Romagna, fra Dante e Guido, avviene nell’ottavo cerchio e nell’ottava fossa dell’inferno, quella dei cattivi consiglieri. Guido da Montefeltro, diventò il capo dei ghibellini romagnoli e fu capitano del popolo di Forlì e Faenza; negli ultimi anni di vita, Guido si rinchiude nel convento d’Assisi, dove egli muore nel 1298. Le città descritte nella Romagna di Dante, sono: Cesena, Ravenna, Rimini, Cervia, Faenza, Forlì, Imola e nei versi successivi, Guido parla della vita e della sua morte.
[…] Parte della riforma della Giustizia Civile, sembra fatta. Generalmente, le riforme dei politici, non rispecchiano quasi mai lo stato […]