Vacanze a Marina di Ravenna
Marina di Ravenna è il luogo di villeggiatura ideale per i camperisti o per chi ha una barca. Gli alberghi sono pochi, ma ci sono due campeggi e un porto turistico fra i più grandi d’Europa.
Marina di Ravenna è il luogo di villeggiatura ideale per i camperisti o per chi ha una barca. Gli alberghi sono pochi, ma ci sono due campeggi e un porto turistico fra i più grandi d’Europa.
GRADO, E’ UNA CITTA’ BALNEARE BEN ORGANIZZATA PER LE VACANZE DI TUTTI.
Grado è un’isola felice che si stende nell’acqua a cinque chilometri dalla terraferma, il luogo ideale per gli appassionati del mare. A Grado si possono trovare spiagge sabbiose, libere o ben organizzate con tutti i servizi, compreso i bagni gratuiti in tutte le spiagge, aree destinate ai bambini o agli amici a quattro zampe, aree per lo sport e per i surfisti, terme marine, pinete, piste ciclabili, molte aree di sosta per i camper e posti barca, alberghi e negozi dalle prospettive eleganti e ben progettati; ogni tipo di ristorazione, molto diffusa quella a base di pesce, strade e viali alberati molto puliti, piste ciclabili, pinete, villaggi turistici…Nel porto canale dall’aspetto veneziano, ogni giorno arrivano le barche con grandi quantità di pesce. Dal porto canale, molte stradine conducono al quartiere antico dove si possono visitare edifici del V e VI secolo: il Duomo, il Battistero in stile Bizantino ravennate e la chiesa di Santa Maria delle Grazie la chiesa più antica della città iniziata nel IV secolo. Grado è un esempio da seguire per quelle zone dove si vuole espandere l’offerta turistica.
L’acqua in ogni tempo, è considerata un elemento che purifica e guarisce le malattie del corpo. Il nostro corpo, è formato dal 70% d’acqua, che ha un’importanza vitale sia come alimento, la quale dovrà essere più pura e pulita possibile, sia come strumento di cura naturale.
L’idroterapia è una cura naturale fatta con l’acqua ed è stata sperimentata in diversi paesi, dove è più praticata che da noi e sono stati scritti tanti libri su questo argomento. […]
L’Italia, è divisa in venti regioni create dopo la nascita della Repubblica. Alla Romagna non è stata concessa la regione, ma è stata annessa all’Emilia a causa del vecchio partito comunista, e non ha avuto lo stesso sviluppo dell’Emilia. La Romagna è come il Meridione d’Italia ed è giusto che sia riconosciuta regione autonoma dallo Stato Italiano. Il compito dei comunisti era quello di sottomettere i popoli alla dittatura del proletariato con opere di propaganda nelle nazioni su mandato dell’Unione Sovietica. Hanno iniziato con la sottomissione dalla Romagna.
I tempi sono cambiati il comunismo è fallito, i romagnoli, sono stati “derubati” della Regione con annessione forzosa all’Emilia ed è ora di pensare alla loro autonomia e sviluppo. Vedo le cose con l’occhio del viaggiatore, ed è possibile che il mio punto di vista, non è condiviso, ma le cose stanno così. Nel 1963, il Molise ha ottenuto la Regione solo con trecentomila abitanti, invece del milione richiesti dalla Costituzione italiana, per fare una Regione. Il romagnolo vale meno del molisano, che non ha diritto alla Regione? Il romagnolo deve essere privato dei Diritti Costituzionali? Perché.
In modo superficiale, si può asserire che il molisano “lavora di testa” e il romagnolo di “braccia”. Cerco di spiegare. In Molise, c’era poco lavoro e la gente, invece di lavorare, aveva studiato. La necessità aguzza, l’ingegno, e nel Meridione dell’Italia, c’è tanta gente colta e con la laurea. In Romagna, fino a poco tempo fa, non esisteva l’università e il romagnolo, preferiva andare a lavorare, piuttosto che spostarsi per andare a studiare. Il romagnolo è un gran lavoratore, ma è ignorante, ed è stato privato dei suoi diritti, e quindi penalizzato. In tutte le città dell’Emilia, ci sono sempre state le università, mentre nelle città della Romagna, solo da dieci anni, sono state aperte succursali dell’università di Bologna.
Dal 1990, dopo la caduta del muro di Berlino, a Forlì c’è il Movimento per l’Autonomia della Romagna, che chiede la regione separata dall’Emilia. Hanno capito come stanno le cose. A Ravenna, c’è un museo con lo stesso nome. Ho riflettuto molto e mi sono documentato su questa vicenda, e ritengo che tale richiesta sia ampiamente fondata e legittima. Questo territorio è stato utilizzato dall’Emilia rossa per imporre il comunismo in questa zona, e con l’ambizione di estenderlo all’Italia intera. Durante il periodo elettorale, ci sono forze politiche che sostengono la causa della Romagna Regione, ma solo per finta, perchè interessano solo i voti. Per la Romagna, mi auguro che non sia un altro sfruttamento dei desideri a causa della furberia politica.
Come deve essere, come si sogna questa Regione. Per costruire la casa, o l’impresa, ci vuole un progetto. Non basta dire “vogliamo fare una nuova regione”, ma come. I motivi e le vicende storiche, perché la Romagna non è stata riconosciuta Regione dallo Stato Italiano, sono scuse e pretesti senza alcun fondamento. A mio parere, si tratti solo di una discriminazione e un’ingiustizia. Un imbroglio da parte di soggetti più furbi. Non intendo scrivere la storia della Romagna, perché non è il mio compito, ma capire questo territorio. Ogni Provincia della Romagna, ha caratteristiche diverse, e nessuna ha avuto lo stesso sviluppo che c’è stato nelle province dell’Emilia.
La Romagna, è il meridione dell’Emilia, qui s’impongono solo divieti e ordinanze che non sono altro che privazioni di libertà per i suoi abitanti. Le città della Romagna sono ancora governate dai discendenti dei comunisti che hanno le stesse idee.
I finanziamenti per la gestione delle due regioni, sono gestiti dall’Emilia che pensa al benessere del suo territorio. I romagnoli sono stati costretti a diventare emiliani ma esclusi dai benefici e privilegi degli emiliani. La Romagna l’hanno ritenuta indegna, o è stata una punizione per aver dato Mussolini all’Italia? Nelle scuole, Mussolini, è presentato come soggetto negativo, come il male assoluto. Il 2 giugno 1946, in Italia, ci fu un referendum per scegliere fra Monarchia o Repubblica. I partiti di sinistra, erano a favore della Repubblica. Corre voce di brogli elettorali per far vincere a tutti i costi, la Repubblica e mandare via il Re. E’ un peccato, perché dove ci sono le monarchie, mi pare che la gente stia meglio. La Repubblica, si è poi dotata di una Costituzione applicata solo in parte; per alcuni soggetti i diritti costituzionali non esistono.
La Repubblica, non ha portato fortuna alla Romagna sottomessa all’Emilia e poi dimenticata.
In sessanta anni di Repubblica, non è mai stata costruita una strada o una fabbrica. Qui si aprono solo supermercati per far spendere soldi a chi ha un reddito; i prezzi sono più alti che in Emilia, mentre in Romagna gli stipendi sono inferiori del 30%. Le strade in Romagna, sono rotte e pericolose come la Romea, l’E 45, la Ravegnana. L’Emilia è stata dotata di tutti i servizi, si costruiscono continuamente strade e strutture varie, fabbriche ovunque, lungo il Reno e Appennini, mentre in Romagna, niente e i si devono arrangiare da soli e quindi, la richiesta di una nuova Regione è più che fondata e legittima, ma è scomoda per il partito comunista che ha fatto dell’Emilia Romagna un importante centro di potere e i romagnoli sono utili solo, quando si va a votare. Ho percorso tutte le strade della Romagna e dell’Emilia, e ho percepito la differenza tra le due Regioni, non ci vuole molto a capire che la Romagna è una regione più povera dell’Emilia, e chi viaggia, vede.
Gli emiliani, con i redditi più alti, sono più ricchi dei romagnoli. In Emilia si sono sviluppate moderne città industriali. Da noi, c’è un poco d’industria vecchia a Ravenna che risale agli anni cinquanta sessanta. A Rimini, col turismo, si sono arrangiati da soli, con la fiducia e le cambiali, ma lavorano solo tre mesi l’anno, ed è un lavoro precario. Il popolo emiliano è attivo e laborioso, non ho nulla contro di loro e sono anche simpatici. Al mare, ho conosciuto tante famiglie emiliane ed ho avuto una buona impressione. Consiglio anche agli emiliani di cambiare, senza l’amministrazione di sinistra, farebbero molto più progresso. E’ meglio cambiare gli amministratori per poter fare un confronto e scegliere quelli migliori.
Sempre un villaggio, sempre una campagna
Mi ride al cuore (o piange), Severino:
il paese ove, andando, ci accompagna
l’azzurra vision di San Marino:
sempre mi torna al cuor il mio paese
cui regnarono Guidi e Malatesta,
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta.
Là nelle stoppie dove singhiozzando
va la tacchina con l’altrui covata,
presso gli stagni lustreggianti, quando
lenta vi guazza l’anatra iridata,
oh! Fossi io teco; e perderci nel verde,
e di tra gli olmi, nido alle ghiandaie,
gettarci l’urlo che lungi si perde
dentro il meridiano ozio dell’aie;
mentre il villano pone dalle spalle
gobbe la ronca e afferra la scodella,
e ‘l bue rumina nelle opache stalle
la sua laboriosa lupinella.
Da’ borghi sparsi le campane in tanto
si rincorron coi lor gridi argentini:
chiamano al rezzo, alla quiete, al santo
desco fiorito d’occhi di bambini.
Già m’accoglieva in quelle ore bruciate
sotto ombrello di trine una mimosa,
che fioria la mia casa ai dì d’estate
co’ suoi pennacchi di color di rosa;
e s’abbracciava per lo sgretolato
muro un folto rosaio a un gelsomino;
guardava il tutto un pioppo alto e slanciato,
chiassoso a giorni come un birichino.
Era il mio nido: dove immobilmente,
io galoppava con Guidon Selvaggio
e con Astolfo; o mi vedea presente
l’imperatore nell’eremitaggio.
E mentre aereo mi poneva in via
con l’ippogrifo pel sognato alone,
o risonava nella stanza mia
muta il dettare di Napoleone;
udia tra i fieni allor allor falciati
de’ grilli il verso che perpetuo trema,
udiva dalle rane dei fossati
un lungo interminabile poema.
E lunghi, e interinati, erano quelli
ch’io meditai, mirabili a sognare:
stormir di frondi, cinguettio d’uccelli,
risa di donne, strepitio di mare.
Ma da quel nido, rondini tardive,
tutti tutti migrammo un giorno nero;
io, la mia patria or è dove si vive:
gli altri son poco lungi; in cimitero.
Così più non verrò per la calura,
Tra que’ tuoi polverosi biancospini,
ch’io non ritrovi nella mia verzura
del cuculo ozioso i piccolini,
Romagna solatia, dolce paese,
cui regnarono Guidi e Malatesta;
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta.
Giovanni Pascoli
Un villaggio: San Mauro Pascoli, dove è nato il poeta, il 31 dicembre 1855
Mi ride al cuore (o piange): suscita in me ricordi lieti o tristi
Severino: Ferrari (1856-1905) poeta romagnolo amico di Pascoli e allievo di Carducci
Il paese: la Romagna
L’azzurra…San Marino: il monte di San Marino, si vede da tutta la Romagna e da lontano, è azzurro
Guidi e Malatesta: nobili di Modigliana e Rimini
Cui tenne pure il Passator cortese: il bandito Stefano Pelloni, di professione traghettatore, lo chiama cortese, perché rubava ai ricchi e dava ai poveri.
L’altrui covata: cova anche le uova di gallina.
Opache: buie; rezzo: ombra; trine: foglie e fiori di mimosa sembrano pizzo. Pioppo…chiassoso: abitato da uccelli. Immobilmente: con la fantasia. Guidon selvaggio…Astolfo: personaggi dell’Orlando Furioso
L’imperatore nell’eremitaggio: Napoleone a S. Elena
Aereo: alto nel cielo; ippogrifo: cavallo alato col quale Astolfo và sulla luna. Pel sognato alone: corona luminosa che a volte circonda la luna. Il dettare di Napoleone: a Sant’Elena dettò le sue memorie.
Poema: gracidio delle rane.Giorno nero: dopo la morte del padre, lasciò S. Mauro. La mia patria or è dove si vive: non è più il paese natale, ma il luogo in cui deve vivere. Ch’io non…i piccolini: per non trovare fra le mie piante i piccoli del cuculo (cioè non ritrovare estranei nella mia casa). Il cuculo fa le uova nel nido di un altro uccello che trova figli non suoi.
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