All’inizio degli anni Novanta, in Italia, si è diffusa la “moda” dei Centri Commerciali, con il supermercato alimentare e negozi di generi diversi, raggruppati insieme, con l’intenzione di indurre la gente a fare gli acquisti per la famiglia e i bisogni quotidiani in un’unica struttura. In Italia, senza alcuna programmazione, c’è stata l’espansione selvaggia di questi edifici, mentre in altri paesi d’Europa, quando si sono costruiti i centri commerciali, ci sono rimasti anche i negozi che c’erano in precedenza ed hanno fatto in modo che tutti potessero lavorare. In Italia, la comparsa di questi centri per gli acquisti, ha portato alla chiusura di quasi tutti i negozi e le attività commerciali esistenti, e migliaia di persone hanno perso il lavoro che nessuno si è mai preoccupato di tutelare. La gente poi si è abituata a fare la spesa nei nuovi centri commerciali, indotti da varie campagne pubblicitarie. Questi centri, devono sostenere enormi costi di gestione, propongono continuamente prodotti nuovi, per fare acquistare anche articoli di cui si può fare a meno e che servono solo ad aumentare l’immondizia, i rifiuti urbani che hanno incominciato a crescere a dismisura con l’avvento di queste strutture, creando fenomeni come quelli visti a Napoli, città non organizzata per lo smaltimento. Non è certamente colpa della malavita, se ci sono tanti rifiuti in questa città, ma del consumismo irrefrenabile che si è diffuso fra la gente dopo l’apertura dei centri commerciali. All’inizio, tenevano i prezzi più bassi, degli altri esercizi, e i prodotti nuovi per accrescere le entrate attirando la gente, ma in realtà questi prodotti, non servivano a nulla se non a confondere le idee e fare spendere i soldi. Molti prodotti alimentari e d’altri generi, esposti nei supermercati, si possono acquistare e gettare direttamente nella spazzatura, perché sono vere e proprie porcherie. Naturalmente, non tutti i prodotti sono inutili, c’è anche il necessario, importante è saperli scegliere. (Continua a leggere… […]
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