Carattere e utopia di Dante Alighieri
Chiamo poeta colui che sente confusamente agitarsi dentro di sé tutto un mondo di forme e d’immagini: figure dapprima fluttuanti, senza determinazioni precise, raggi di luce non ancora riflessa, non ancora graduata nei brillanti colori dell’iride, suoni sparsi che non rendono ancora armonia. Ciascuno ha un po’ del poeta, massime nei primi anni; ciascuno di noi ha sentito qualche volta in sé del cavaliere errante, ha sognato le sue fate, i suoi castelli d’oro; ha avuto, come canta Goethe, qualche dama a proteggere, qualche tristo a castigare. Ma questo stato è transitorio; ben presto la realtà ci toglie ai sogni dorati e incomincia la prosa della vita. Nel solo poeta quel mondo fantastico permane, e si fa signore della sua anima, e gli tumultua al di dentro, impaziente di uscir fuori. Ora, vi è nella vita un momento solenne, in cui l’uomo si rivela a sé stesso. Abbiamo bisogno del di fuori per avere questa divina rivelazione, per poterci dire un bel dì: – Ecco a che siamo nati! La vita di Dante comincia d’allora che i suoi occhi s’incontrarono negli occhi di Beatrice. E quando la vide una seconda volta, quando ricordò commosso la potente impressione che quella aveva fatto sul suo animo ancora fanciullo, l’arte gli si rivelò e si sentì poeta. […]